Scappa da una clinica psichiatrica. La sorella "Cambiare la legge Basaglia"
Nel contempo posto la notizia poiché ciò che dice la sorella di Tindaro è
molto significativo sulla funzione della stragrande maggioranza dei
familiari e delle associazioni di familiari delle persone
psichiatrizzate, su cosa vogliono e per cosa si battono: far rinchiudere
a vita le persone e farle controllare a vista 24 ore su 24. Col solito
escamotage del "bene di questi poveretti" e coi soliti beceri e
demagogici luoghi comuni della "pericolosità per loro e per gli altri"
delle persone malate di mente, la finalità è sempre la stessa, è sempre quella.
I familiari chiedono da decenni a gran voce "cure adeguate". Ma nella realtà dei fatti, che vuol dire "cure adeguate"? Alle persone psichiatrizzate vengono prescritti psicofarmaci, fra queste c'è chi frequenta i DSM (Dipartimenti di Salute Mentale), chi i centri diurni, ecc. Ma questo non funziona, non basta, e per questo si chiedono "cure adeguate". E le "cure adeguate", come chiunque capisce, è che le persone psichiatrizzate devono essere rinchiuse...
Personalmente, non mi piace tanto la legge 180/833 del 1978 (impropriamente detta Legge Basaglia), ma questa se è fallita, è stato ed è per colpa di chi non l'ha mai voluta applicare e di chi non la applica (tranne l'applicare a iosa Trattamenti Sanitari Obbligatori), cioè la quasi totalità degli psichiatri. E perché hanno boicottato e boicottano la 180/833? Non applicando le normative previste, il peso di certe cose ricade totalmente sulle spalle delle famiglie, quando invece la Legge prevede che le famiglie debbano essere alleggerite. Di conseguenza, e i boicottatori lo sapevano e lo sanno, i familiari avrebbero cominciato e continuato a richiedere "cure adeguate", che non ci fosse più il peso sulle loro spalle, che le cose in pratica tornassero come prima, quando l'occuparsi delle persone psichiatrizzate era la reclusione a vita.
Occorre gettare lo sguardo verso altre direzioni e smetterla di chiedere agli psichiatri un "cambiamento e un aiuto". I mezzi e le strutture adeguate per concretizzare determinate cose ci sono, e se finora gli psichiatri non hanno voluto far ciò, è ovvio che non lo faranno neanche dopo.
Natale Adornetto
I familiari chiedono da decenni a gran voce "cure adeguate". Ma nella realtà dei fatti, che vuol dire "cure adeguate"? Alle persone psichiatrizzate vengono prescritti psicofarmaci, fra queste c'è chi frequenta i DSM (Dipartimenti di Salute Mentale), chi i centri diurni, ecc. Ma questo non funziona, non basta, e per questo si chiedono "cure adeguate". E le "cure adeguate", come chiunque capisce, è che le persone psichiatrizzate devono essere rinchiuse...
Personalmente, non mi piace tanto la legge 180/833 del 1978 (impropriamente detta Legge Basaglia), ma questa se è fallita, è stato ed è per colpa di chi non l'ha mai voluta applicare e di chi non la applica (tranne l'applicare a iosa Trattamenti Sanitari Obbligatori), cioè la quasi totalità degli psichiatri. E perché hanno boicottato e boicottano la 180/833? Non applicando le normative previste, il peso di certe cose ricade totalmente sulle spalle delle famiglie, quando invece la Legge prevede che le famiglie debbano essere alleggerite. Di conseguenza, e i boicottatori lo sapevano e lo sanno, i familiari avrebbero cominciato e continuato a richiedere "cure adeguate", che non ci fosse più il peso sulle loro spalle, che le cose in pratica tornassero come prima, quando l'occuparsi delle persone psichiatrizzate era la reclusione a vita.
Occorre gettare lo sguardo verso altre direzioni e smetterla di chiedere agli psichiatri un "cambiamento e un aiuto". I mezzi e le strutture adeguate per concretizzare determinate cose ci sono, e se finora gli psichiatri non hanno voluto far ciò, è ovvio che non lo faranno neanche dopo.
Natale Adornetto
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Abstract: «Vorrei che che si considerasse la possibilità di inserire il malato in
una struttura anche contro la sua volontà e dietro parere motivato dello
specialista, tenuto conto dei ripetuti trattamenti sanitari obbligatori
subiti e delle esperienze pregresse nelle comunità terapeutiche
assistite. A testimonianza di una malattia mentale cronica. È assurdo
pensare che il malato mentale accetti di sua volontà l'inserimento in
una struttura riabilitativa, lui sta bene, non si rende conto che ha
bisogno di essere protetto e seguito da personale specializzato 24 ore
su 24. Nella fase di scompenso rifiuta anche le cure ed è ingestibile. I
familiari per evitare il peggio sono costretti a chiedere
l'interdizione. Terminata la fase ospedaliera, che di norma dura una
settimana e che molto spesso è insufficiente per curare il paziente, se
il malato non è ancora in fase di compensazione dovrebbe essere previsto
per legge un periodo di recupero in una struttura terapeutica
residenziale o in una comunità terapeutica o in una struttura
riabilitativa, in modo che il paziente possa recuperare pienamente e
possa essere dimesso in condizioni tali da non poter rappresentare un
pericolo nè per se stesso nè per gli altri. Si tratta di pazienti che
devono essere curati con amore perché sono persone che soffrono» - Agata Bisazza
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