giovedì 22 dicembre 2011

LA REPRESSIONE CONTINUA

E NESSUNO INTERVIENE

La violenta repressione in Siria da parte dell'esercito contro i manifestanti e costata la vita a 250 persone in tre giorni, il segretario ONU per i diritti dell'uomo dice che i morti nella repressione sale a 5000. I carri armati del regime hanno occupato le principali città della Siria compresa la capitale, le rivolte continuano incessantemente contro l'esercito e il regime di Assad.
La cosa più vergognosa rimane il fatto che questa grandissima repressione violenta non faccia intervenire la NATO e gli Stati Uniti, solo l'ONU e i movimenti per i diritti umani intervengono a parole dure contro il regime siriano. Gli occhi degli Stati Uniti e dell'Europa non sono interessati a tale violenta repressione.
Nemmeno le sanzioni chiedono gli Stati Uniti e l'Europa contro la Siria di Assad. A Cuba si impone un ingiusto embargo perchè c'è il "tiranno" Castro invece nella Siria di Assad non si impongono nemmeno pesanti sanzioni nonostante le sanguinose repressioni dell'esercito contro i manifestanti. Ma daltronde se in uno stato non c'è petrolio non si può 'esportare la democrazia'.

3 commenti:

  1. Sulla feroce repressione in atto in Siria esprimo il mio più profondo sdegno!

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  2. Vedendo ciò che è successo in Libia, dove al potere ci sono ex ministri di Gheddafi, dove ci sono attualmente rivolte a causa di ciò, dove si è fatta giustizia sommaria e dove sono stati uccisi civili, non è propriamente auspicabile un intervento simile da parte della Nato.

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  3. luca martinelli24 marzo, 2012 12:05

    veramente sembra che le cose siano esattamente all'opposto. I terroristi,foraggiati dagli Usa, dopo la Libia, ora hanno attaccato la Siria. I loro cecchini sparano sulla folla per seminare il terrore. La popolazione si stringe attorno al suo presidente. Per fortuna Cina e Russia, capita la lezione libica, hanno posto il veto all'Onu e cosi' la Siria sembrerebbe salva. La Russia ha anche provveduto ad aiutare militarmente i siriani. I media occidentali fanno a gara per propugnare menzogne. E c'è chi ci crede.

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